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oretti bradipo

L’artrosi o osteoartrosi è una malattia cronica degenerativa delle articolazioni, che si forma con un meccanismo complesso, dovuto a modificazioni di tipo metabolico e cellulare con fenomeni di tipo infiammatorio, che portano alla lesione della cartilagine e delle altre strutture articolari.

E’ una delle malattie più antiche e la più frequente patologia articolare; a 40 anni quasi tutte le persone mostrano dei segni di alterazione patologica delle articolazioni sottoposte ad un carico, anche se solo in pochi accusano dei sintomi. Si sono riscontrati segni di artrosi in quasi tutti i vertebrati, quali anfibi, rettili, mammiferi, compresi gli animali che vivono nell’acqua, come pesci, balene e delfini, in animali antichi quali dinosauri, mammut, orsi, ma non si sono trovate alterazioni nei pipistrelli e bradipi che vivono con il corpo sospeso e capovolto. La posizione assunta da questi ultimi, fa sì che lo scheletro subisca una prolungata trazione con conseguente annullamento della pressione, dovuta al carico del peso, sulle articolazioni. Per questo motivo si è ipotizzato che l’artrosi, almeno in parte, potesse essere dovuta ad un antico meccanismo di riparazione e rimodellamento delle ossa, soggette alla forza della gravità terrestre.

COM’È FATTA L’ARTICOLAZIONE?

Le articolazioni di tipo mobile sono avvolte e protette da un tessuto resistente, chiamato capsula articolare che è tappezzata sulla parte interna da un tessuto, molto vascolarizzato, chiamato membrana sinoviale o sinovia. La sinovia avvolge le superfici delle ossa, dei tendini e dei legamenti intra-articolari e  produce un liquido detto sinoviale, ricco di nutrienti, con azione lubrificante ed ammortizzante,  composto da acqua, acido ialuronico, glicoproteine. I capi ossei all’interno dell’articolazione sono ricoperti dalla cartilagine, che rende liscia la superfice dell’osso.

La cartilagine è un tipo di tessuto detto connettivo, non vascolarizzato (cioè non ha vasi sanguigni), nè innervato. E’ composta principalmente da:

- acqua              (65-80%)

- collagene         (10-30%), che sono proteine fibrose

- proteoglicani  (5-10%), che sono catene di gliocosaminoglicani  (composti di carboidrati) associati a proteine, che si possono aggregare all’acido ialuronico, formando dei composti, che hanno l’importante capacità di legare le molecole d’acqua conferendo resistenza meccanica alla cartilagine. I glicosaminoglicani presenti nella cartilagine sono il condroitinsolfato, il cheratansolfato e l’acido ialurunico.

- condrociti      (2-10%), che sono le cellule della cartilagine che producono collagene, proteoglicani, acido ialuronico e proteine minori

- acido ialuronico e altre proteine non collageniche e piccole quantità di grassi.

La cartilagine con la membrana ed il liquido sinoviale costituiscono una vera e propria unità anatomica e funzionale, in cui possono scorrere agevolmente i capi articolari e che normalmente non si logora con un uso anche intenso o un trauma non troppo grave, perché resistente alla pressione e con funzione di   ammortizzamento.

Perché l’articolazione possa funzionare al meglio è importante che la cartilagine sia bene idratata e possa assorbire i nutrienti. Questo è possibile grazie ai meccanismi di compressione e di rilascio, dovuti al movimento e al  peso del corpo, che provocano uno spostamento di liquidi tra la cartilagine e lo spazio articolare e i capillari.

QUALI SONO LE CAUSE DELL’ARTROSI?   

Sicuramente c’è uno stretto rapporto tra lo sviluppo dell’artrosi e l’avanzare dell’età, ma l’età è un fattore di rischio e non la causa diretta dell’artrosi: non solo non tutti gli anziani sono affetti da artrosi, ma si sono trovate delle differenze di composizione tra la cartilagine senile e quella artrosica. Il fattore età è importante perché con il passare degli anni, aumenta il tempo di esposizione ai vari fattori di rischio; alcuni di questi però possono essere modificati (ad esempio l’obesità o certi tipi di attività).

Si parla di artrosi primaria, o idiopatica, quando non ci sono delle cause certe, anche se si è riscontrata una certa familiarità, con predisposizioni genetiche. L’artrosi primaria si manifesta prevalentemente in forma generalizzata, cioè diffusa a tre o più articolazioni. Esiste però anche l’artrosi secondaria, con lesioni per lo più localizzate, che possono cioè riguardare anche una sola articolazione e che può colpire anche le persone giovani.

L’artrosi secondaria è conseguente ad una disfunzione dell’articolazione a causa di un grave trauma o per piccoli traumatismi ripetuti, quali si riscontrano nell’artrosi occupazionale, cioè da attività lavorativa, o in quella da attività  sportiva, ad esempio per l’uso di strumenti vibranti o manovre ripetitive sotto carico o in posizioni non fisiologiche.

L’artrosi secondaria può essere anche dovuta all’obesità, che colpisce in particolare le articolazioni portanti, quali le ginocchia e la colonna lombare, e che è spesso associata anche a malattie metaboliche, quali il diabete e dislipidemia o malattie endocrine quali l’ipotiroidismo, che già di per sé possono favorire la degenerazione articolare. Oppure può formarsi su anomalie articolari genetiche o congenite, ad es. nella displasia dell’anca o per malattie neurologiche o in altra situazione in cui c’è un cattivo allineamento dei capi articolari che determina una distribuzione del carico sulle superfici non omogenea, o per esiti di malattie infettive.

Per quanto riguarda invece il clima, non è responsabile della formazione dell’artrosi, ma il freddo, l’umidità e il vento possono aggravare i sintomi, mentre i climi caldi e secchi hanno un’influenza benefica su di essi.

COME SI FORMA L’ARTROSI?                             

Le sollecitazioni che alterano la struttura della cartilagine, con conseguente reazione infiammatoria ed immunitaria, sono i meccanismi fondamentali con cui si sviluppa l’artrosi.

Il complesso delle fibre di collagene e dei proteoglicani è responsabile della stabilità del tessuto cartilagineo articolare e una sua variazione porta ad assottigliamento della cartilagine con formazione di fissurazioni e ulcerazioni.

Ai condrociti arrivano, e dai condrociti partono, messaggi di tipo immunologico con successivo processo di riparazione o di degradazione della cartilagine. In questo meccanismo, un ruolo importante sembrano averlo le citochine, delle  proteine che portano segnali di comunicazione tra i vari tessuti e sistema immunitario.

In un primo momento i condrociti incrementano la produzione di proteoglicani e collagene, con conseguente aumento della formazione del tessuto cartilagineo e ispessimento della cartilagine (fase di osteoartrosi compensata). 

Successivamente però si verificano alterazioni biochimiche della cartilagine, con  perdita di proteoglicani, diminuzione della capacità di ammortizzamento e conseguente aumento di compressione sull’osseo nella zona sotto la cartilagine, detta giunzione osteocondrale o subcondrale. Nel tentativo di contrastare le sollecitazioni, aumenta la produzione di tessuto osseo, che però ha delle caratteristiche diverse dall’osso normale: è più compatto, rigido e meno elastico e di conseguenza va incontro a microfratture, seguite poi da formazione di callo osseo riparativo e da altre microfratture.

Le disfunzione dei condrociti e dell’osso subcondrale, provocano un aumento delle citochine, che inibiscono l’attività dei condrociti stessi, con attivazione di enzimi, quali le metalloproteasi, che degradano le proteine con conseguente distruzione dei tessuti e rilascio di frammenti di cartilagine. Questi detriti  vengono quindi fagocitati (cioè catturati ed eliminati) dalle cellule della membrana sinoviale, con una conseguente reazione infiammatoria della membrana, accompagnata da ulteriore rilascio di citochine e amplificazione delle lesioni.

I due meccanismi più importanti per la formazione dell’artrosi sono perciò, da una parte, le alterazioni di tipo distruttivo quali fissurazioni ed erosioni della cartilagine che rendono sempre più visibile l’osso esposto, la riduzione dello spazio fra i capi ossei per la perdita della cartilagine e la formazione di cavità geodiche o pseudocistiche (erosioni tipo buchi); dall’altra parte, avviene un tentativo di riparazione abnorme, con formazione di escrescenze e speroni di tessuto osseo misto a tessuto fibrocartilagineo, dette osteofiti, deformazioni ossee esuberanti, infiammazione e fibrosi della membrana sinoviale, alterazioni della capsula.